Ognuno di noi ha almeno un amico, un conoscente o un collega cui hanno “rubato” un profilo sui social media, sia esso FBook, Instagram, Linkedin o un’altra piattaforma.

Si tratta di episodi comuni: capitano ogni giorno e, a ben vedere, sono in aumento.

Se questo è vero, un motivo c’è: da qualche parte qualcuno ci guadagna. 

Di motivo, però, ne esiste anche un altro a mio parere: diamo troppa poca importanza delle informazioni che ci riguardano. Le sottovalutiamo nella nostra vita privata, sui social media, e finiamo per tenerle in poco conto anche in tutte le nostre attività lavorative. 

I pericoli, però, ci sono. E talvolta si tramutano in danni anche gravi.

 

 

Sono una miriade gli account che, sottratti ai legittimi proprietari, propongono mirabolanti investimenti in bitcoin e criptovalute. Che naturalmente sono truffe, ma “veicolate” anche tramite profili falsi e per questo credibili, spesso vanno a buon fine.

Sono tantissimi gli account che mostrano una foto profilo che in realtà appartiene ad altri. Sono utilizzati, foto e profili, per truffe economiche, ma anche sentimentali; talvolta, ed è ancor peggio, per ingannare i minorenni.

Quante volte abbiamo ricevuto da un nostro sedicente contatto un messaggio del tipo: “Posso chiederti un favore?”

Il fatto è che il furto di una identità “social” può servire a una notevole serie di inganni: sostituzione di persona, invio di ulteriori messaggi di phishing, richieste di riscatto per riavere l’accesso; frodi di ogni genere, a partire dalla sottoscrizione a distanza di contratti di utenza non voluti, acquisti online e all’apertura di linee di credito bancarie. Per non dire dell’utilizzo dei profili a fini diffamatori di altre persone e della vendita, tout court, dei dati trafugati.

La promiscuità dell’utilizzo dei social tra attività personali e attività lavorative consente ulteriori inganni e causa, in definitiva, una moltitudine di rischi.

La leggerezza con cui talvolta trattiamo la tecnologia, forse per il suo carattere più evanescente rispetto alla materialità di un documento cartaceo o di una fotografia stampata, la velocità e comodità di tanti servizi e applicazioni cui abbiamo accesso per fare ormai qualsiasi cosa, non ci dovrebbero far dimenticare che per il tramite della tecnologia mettiamo in gioco una parte di noi: sia essa privata o della nostra attività, dovremmo imparare non solo a gestirla meglio ma, ancor prima, a darle il peso che merita.

E’ per questo che il concetto di “privacy”, che è in realtà estremamente importante, dovrebbe, in tanti casi, essere inteso come “protezione dei dati personali”: protezione delle nostre prerogative più significative. Non solo nella vita privata, ma anche in quella lavorativa.

 

 

Cosa dobbiamo fare, allora?

 

Oltre a denunciare sempre alle Forze dell’Ordine non solo gli attacchi subiti ma anche quelli tentati, dovremmo adottare un approccio più consapevole e attento alla sicurezza della nostra identità digitale e all’importanza di gestire i dati personali con attenzione.
Ci sono molte regole e tantissimi ottimi consigli: cominciamo a seguirne almeno qualcuno.

 

 

#privacy #dataprotection #socialmedia #awareness